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IL BAR DI ZI PEPPNELLA

C’era un tempo in cui il bar era il cuore pulsante del paese e attorno ad esso ruotava la vita dell’intera comunità. Avvicinando l’orecchio alle pareti di quel locale si poteva sentire distintamente l’eco di storie mirabolanti, di lavoro, di fatica e di famiglia. Oggi che i bar soffrono a causa del #Covid casca a pennello la vicenda umana di Giuseppina Mainardi, conosciuta da tutti come Zì Peppnella, classe ‘1925, che più o meno nella metà degli anni ’50 del secolo scorso prese in mano il bar della piazza di Macchia.

Gestire un bar è oggi una faticaccia, allora era un’impresa. Prendete il ghiaccio, mica c’erano le macchine per farlo. Il marito, Generoso De Luca detto “Tito”, partiva di notte con l’asino in direzione Mainarde, carico di tini di legno al cui interno metteva la paglia su cui avrebbe poi collocato il ghiaccio, conservandolo intatto fino a Macchia. Peppnella faceva un buco con la pentola di rame nel ghiaccio, per farla congelare, e iniziava a montare il gelato. Due gusti, crema e limone. Due misure, 5 e 10 lire.

La produzione del bar seguiva i ritmi delle stagioni e così d’estate, a luglio, Peppnella essiccava il grano davanti casa per produrre la farina, che sarebbe servita per cucinare. Era presenza fissa al mulino e coltivava l’orto, per avere sempre ortaggi freschi. Era una donna molto ospitale e amava accogliere persone in casa. Spesso il maestro Giovanni Siravo, quando rientrava da scuola, passando davanti casa sua sentiva odore di cucinato e chiedeva: “Peppiné che hai preparato a pranzo oggi?”. Lei rispondeva “Sagne e fagioli!” oppure “Polenta”” e lo invitava a tavola.

Peppnella amava curarsi e aveva un appuntamento fisso: con la parrucchiera, ogni settimana, perché i capelli bianchi non le piacevano proprio. Adorava i vestiti colorati e le terme di Riccione, dove si recava ogni anno in vacanza.

Ha gestito il bar per circa 25 anni, fino al novembre del 1980, quando il locale è passato nelle mani di uno dei suoi sette figli, Italo.

È andata via il 9 giugno del 2014, appena un mese dopo il suo caro Tito.

 

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