ANCHE MACCHIA AVEVA IL SUO MOSÈ: “ZI’ VCNZIN” GRANDE, CHE AMAVA SANTI E LETTURE

È probabile che non abbia separato le acque e neanche ricevuto le Tavole della Legge sulla Collina di Santa Maria, ma a Vincenzo Grande, nato a Macchia nell’aprile del 1919, il soprannome di Mosè calzava a pennello. Ecco perché.

Un’infanzia difficile la sua, con la mamma persa in tenera età, un carattere umile e mite, avrebbe voluto studiare per diventare sacerdote, ma essendo di estrazione molto povera (la “miseria”, la chiamava lui) fu costretto da giovanissimo a rimboccarsi le maniche lavorando nell’edilizia come manovale e dedicandosi alla vita nei campi. Zi’ Vcnzin lo chiamavano i più piccoli, invece per i grandi era semplicemente Mosè.

Questo perché aveva sempre una Bibbia in mano, anche quando era al pascolo con le mucche, leggeva tutto, leggeva sempre, leggeva ovunque. Conosceva la vita di tutti i Santi e – raccontano – raccoglieva anche un volantino da terra o una pagina svolazzante di un giornale solo per leggerla e apprenderne il contenuto. L’amore pure e incondizionato per la lettura, accentuato dal fatto che aveva appena la licenza elementare. 
Quando sentiva suonare le campane lasciava tutto e scappava in chiesa, dove negli ultimi anni della sua vita ha svolto l’amato ruolo di sagrestano, sostituendo Zi’ Carmnucc.

Tutti quelli che hanno frequentato la chiesa parrocchiale lo ricordano sempre impegnato nei preparativi delle funzioni religiose e nell’assistenza al Sacerdote sull'altare. I vari parroci che si sono avvicendati consideravano la casa di Mosè come una loro seconda casa, “miez a r casin” si diceva. Quando doveva rimproverare i chierichetti più vivaci e rumorosi era solito citare San Filippo Neri “State buoni... se potete...” e tutti i bambini scoppiavano in una dolcissima risata...

Vincenzo Grande detto Mosè se n’è andato nel sonno la notte del 9 marzo 2007, silenziosamente e dolcemente com’era vissuto. Aveva 87 anni.